Il Secolo XIX - Marco Menduni

«L'urto dei neolaureati apprendisti per svecchiare il pubblico»

28 dicembre 2023

Arriva il contratto di apprendistato nella pubblica amministrazione. Obiettivo: reclutare giovani laureati (fino a 24 anni); alla scadenza è prevista l'assunzione a tempo indeterminato per chi ha ricevuto una valutazione positiva. La finalità: svecchiare e velocizzare il processo di innovazione e di digitalizzazione. È appena arrivato il via libera del ministro Paolo Zangrillo.

Ministro, cosa si propone questo provvedimento e in quanto tempo si potranno raggiungere risultati concreti?

«Abbiamo passato un periodo terribile durato 10 anni nella pubblica amministrazione. Da12010 al 2020 abbiamo perso 300 mila dipendenti e abbiamo visto crescere l'età media dai 43 anni del 2009 ai 50 attuali. Ora ci troviamo di fronte alla grandissima sfida della modernizzazione della pubblica amministrazione e abbiamo bisogno del contributo delle nuove generazioni».

Quali sono state le prime mosse?

«Abbiamo già iniziato a invertire la tendenza: nel 2023 realizzeremo 170 mila ingressi, in gran parte già realizzati, e ci riproponiamo la stessa cifra per il 2024. Miriamo a un apporto non solo quantitativo ma qualitativo».

In questo contesto arrivano i contratti di apprendistato.

«L'apprendistato è il ponte, il raccordo tra il mondo delle università e quello delle organizzazioni: anche per la pubblica amministrazione. È uno strumento in uso nel privato, non vedo ragioni per non ricorrervi nella Pa».

Davvero si ritiene di poter trasformare in contratti a tempo indeterminato tutte le posizioni che si riveleranno meritevoli?

«Il nostro auspicio è esattamente questo. È un'opportunità di valutare il merito. Io, che ho vissuto 30 anni in organizzazioni private, gli strumenti di flessibilità, quelli che qualcuno definisce in modo rozzo precariato, li ho sempre vissuti come un'opportunità. Un'occasione di formazione precoce anche per accorciare la distanza tra mondo della scuola e lavoro. Quando si accede a un contratto di apprendistato, l'azienda fa un investimento e ha tutto l'interesse a confermarlo».

In un periodo nel quale l'attenzione è puntata sul basso livello di retribuzioni in Italia, il termine "apprendistato" ha nell'opinione pubblica una connotazione negativa o sospetta...

«I ragazzi che verranno assunti avranno una retribuzione media di 1.500 euro netti al mese. È un valore di retribuzione in ingresso di tutto rispetto. E contrasta la falsa narrazione che la Pa sia poco competitiva per i giovani che hanno affrontato gli studi. Se si analizza qual è il livello d'ingresso in molti studi privati, si comprende che la nostra amministrazione è assolutamente competitiva».

Per svecchiare l'amministrazione servono anche assunzioni più rapide...

«Per 10 anni è rimasta bloccata la dinamica del turn over, sono uscite 300 mila persone mentre non entrava nessuno. Quest'anno è importante anche perché abbiamo digitalizzato le nostre procedure concorsuali rendendole più rapide: con il portale inPA, obbligatorio per tutte le amministrazioni, siamo passati dai 780 giorni prima della pandemia agli attuali 6 mesi. Siamo così diventati più attrattivi anche nei tempi».

Un'altra critica comune è rivolta all'inefficienza e alla scarsa rapidità della Pa.

«Stiamo facendo di tutto per ribaltare questo racconto. Stiamo investendo molto in formazione ma anche digitalizzando i rapporti tra l'amministrazione e i suoi utenti. Oggi disponiamo di strumenti efficaci. Lo Spid, in possesso di 38 milioni di italiani, poi la carta d'identità elettronica».

Il progetto di It Wallet...

«Lavoriamo a un wallet utilizzabile nel perimetro italiano ed europeo, anche con riferimento alle imprese. Ho presentato un decreto legislativo nel Consiglio dei ministri prenatalizio che semplifica e razionalizza il rapporto tra imprese e Pa sul tema dei controlli, spesso vissuto dal mondo imprenditoriale come troppo invasivo e farraginoso».

Qual è il rapporto con gli atenei italiani? E qual è la loro risposta nella circostanza? E qual è la risposta mirata alle richieste della Pa?

«Il rapporto col mondo accademico è molto importante perché le competenze vanno ormai in obsolescenza a una velocità mai vista prima. La formazione è diventata strategica e coinvolge non soltanto le università ma anche licei e istituti».