Italia-Francia, Brunetta: “Trattato del Quirinale rafforza la cooperazione. Piattaforma comune per una Pa più europea”

22 marzo 2022

 
Il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, oggi è intervenuto in audizione presso la III Commissione – Affari Esteri – della Camera dei deputati, nell’ambito dell’esame in sede referente del disegno di legge di ratifica del “Trattato del Quirinale”, che mira a promuovere la collaborazione tra il Governo italiano e quello francese. Il ministro ha illustrato i tre ambiti di collaborazione: attività formative congiunte tra la Scuola Nazionale dell’Amministrazione e l’Institut national du Service Public, scambi di funzionari pubblici e condivisione di buone prassi in materia di innovazione. 
 
La cooperazione in materia di Pa
 
“L’8 marzo ho firmato con la mia omologa francese Amelie De Montchalin la prima Dichiarazione d’intenti per una collaborazione rafforzata in materia di pubblica amministrazione, anticipando quanto previsto dall’articolo 11 del Trattato del Quirinale”, ha spiegato il ministro. Per Brunetta, “l’attuale situazione internazionale rende ancora più centrale una cooperazione rafforzata fra Paesi fondatori dell’Unione Europea, come quella incardinata nel Trattato del Quirinale. Sono convinto che il valore del Trattato sia quello di aver messo a disposizione di Italia e Francia una solida matrice istituzionale, imperniata nei Vertici intergovernativi annuali, in cui mettere a fattor comune agende europee e collaborazioni bilaterali, all’interno di un dialogo strutturato, costante e paritario”.
 
Ripensare l’Europa
 
“Quando riusciremo a stabilizzare l’attuale crisi epocale alla frontiera orientale dell’Europa vi sarà un Occidente da ricostruire e un’Europa probabilmente da ripensare”, ha sottolineato il ministro. “Un’Europa che sarà necessario rifondare non solo come mercato, ma come spazio geopolitico e come potenza: la ‘Europe-puissance’, per dirla alla Francese. Il che significa dare all’Unione europea i mezzi e le risorse per superare l’attuale proprio ‘stato nascente’ di potenza normativa, per diventare a tutti gli effetti una potenza economica, energetica e della sicurezza”. 
 
Serve un Next Generation Eu 2?
 
Il ministro ha spiegato che “la situazione di oggi è per tanti versi analoga a quella che portò esattamente settantacinque anni fa, nel giugno 1947, l’allora Segretario di Stato statunitense George Marshall a prefigurare quello che poi divenne lo European Recovery Programme, grazie al quale vennero destinati 14 miliardi di dollari in quattro anni per la ricostruzione del continente europeo. Attorno a quel piano di aiuti, si costituì una ‘lingua comune’, una ‘Koiné’, facendo nascere contestualmente al Programma l’Organization for European Economic Cooperation (poi divenuta l’attuale Ocse)”.  Allo stesso modo, l’urgenza di rispondere alla tragedia della pandemia ha generato un cambio di paradigma: dall’Europa di Maastrich si è passati all’Europa del Next Generation Eu, che si è indebitata per 750 miliardi sui mercati in base al principio del "borrow to spend". “Ma la guerra – ha sottolineato il ministro -, come tutti gli eventi spaventosi, ha fatto emergere altre esigenze, su tutte quelle dell’autonomia energetica e della cooperazione capacitaria in materia di difesa.  Mi chiedo se non sia, dunque, il caso di lanciare un secondo Next Generation Ue per far compiere all’Europa il salto evolutivo da soft power a hard power. È un’altra sfida: pensare a un ulteriore strumento di investimento per far diventare l’Europa un soggetto politico-istituzionale che sia modello per il mondo”.
 
Una classe dirigente pubblica “europea”
 
Per raggiungere l'obiettivo di questo salto evolutivo, per Brunetta è necessaria “una classe dirigente autenticamente europea. I volti della Repubblica, come il Presidente Mattarella ha definito i dipendenti pubblici, sono stati il perno fondamentale della tenuta del Paese durante la pandemia, ma devono poter guardare anche al di fuori dei nostri confini nazionali. Perché le sfide di interdipendenza complessa che ci troviamo oggi a gestire hanno radici profonde, oltre le nostre frontiere: l’energia; le migrazioni; il digitale”.
 
I tre ambiti di collaborazione con la Francia
 
“Siamo già in contatto da due settimane con le controparti francesi per definire una piattaforma di collaborazioni in tre ambiti della Dichiarazione di intenti firmata assieme alla mia collega francese l’8 marzo scorso”, ha chiarito Brunetta. Questi i tre settori sui cui si si svilupperà la collaborazione:
1) la definizione di attività di formazione congiunte, in collaborazione fra Sna e Institut national du Service Public, che riguardino in primo luogo la dirigenza pubblica. 
2) la sistematizzazione di scambi di funzionari pubblici nei settori di interesse comune, al fine di creare un “Erasmus della Pubblica Amministrazione”.
3) la condivisione di buone prassi ed esperienze in materia di innovazione della Pubblica amministrazione.
 
  • Il video dell'Audizione