Repubblica Palermo - Renato Brunetta

Se la cattiva burocrazia diventa il punto di fragilità del sistema

20 luglio 2021

Pensare oggi al sacrificio di Borsellino e degli agenti della sua scorta genera in me dolore, come in qualsiasi persona che abbia un minimo di cuore. Ma il rischio è quello di fermarsi alla considerazione di un lutto che non sarà mai rimarginato, facendosi bastare il rimpianto; oppure buttarsi in congetture sulla natura dei depistaggi che, come dicono le sentenze, di sicuro sono stati perpetrati per nascondere la verità sull'attentato. Voglio evitare questa doppia trappola, e pormi la questione di quel che chiede a me, ministro per la Pubblica amministrazione, la memoria di quell'impegno pagato con la vita. Non ho competenza nel settore della repressione delle mafie, né mi pretendo esperto negli intrecci tra le varie organizzazioni criminali.

Ho titolo, però, per considerare Paolo Borsellino e la ragazza e i ragazzi della scorta, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli "volti della Repubblica", espressione magnifica coniata dal Capo dello Stato per quei tre milioni e duecentomila italiani che sono dipendenti della pubblica amministrazione. Borsellino e chi è stato martire con lui appartiene all'album di famiglia della Pa. E questa famiglia ha il dovere di metterne a frutto la memoria, non semplicemente con un doveroso scatto di emulazione, ma strutturalmente adeguandosi ai suoi compiti per la rinascita di questo Paese e in particolare del Sud vessato dalle mafie.

E arrivo al punto su cui mi invita a riflettere la figura di chi, da servitore dello Stato, è stato abbattuto da un potere alternativo allo Stato. Dove si fa largo la mafia? Come hanno potuto insediarsi e poi espandersi nel mondo Cosa nostra in Sicilia, e altre organizzazioni criminali nelle regioni meridionali?

Hanno potuto sfruttare il vuoto dello Stato, non solo in quanto autorità capace di far valere la legalità e la giustizia a qualsiasi prezzo, ma anche come servizio semplice e diffuso alla vita dei cittadini. Non è vero che la mafia si afferma laddove c'è sottosviluppo. Non è un fenomeno endemico tipico dei Paesi poveri. Prova ne sia che ha saputo insinuarsi come forza prepotente nelle economie più sviluppate. Il suo modello ormai si è riproposto ovunque. Essa penetra quando lo Stato e le sue amministrazioni non sono in grado di tessere una rete di rapporti positivi ed efficienti nella vita sociale. La cattiva burocrazia, anche quando non fosse colonizzata da cellule mafiose maligne, è il punto di massima fragilità del sistema, con la sua inefficienza e vischiosità pompa l'acqua nella vita sociale dove nuotano i pescecani della criminalità organizzata, che forniscono servizi alternativi, senza bisogno di saltare da uno sportello all'altro.

Circa 25 anni fa mi occupai del Mezzogiorno in un volume che poi riproposi nel 2009 con il titolo "Sud. Un sogno possibile" (Donzelli) e ritengo abbia una sua "strana" attualità. Sostenni la tesi che è la mancanza di "beni relazionali", non misurabili in termini di valori di scambio, ma indispensabili al clima positivo della vita comune, ad essere il brodo di coltura del malaffare. Gli investimenti versati senza una trama di rapporti burocratici efficaci e benevoli sono destinati inesorabilmente ad essere, nell'ipotesi migliore, sprecati; o - come dimostra la messe di inchieste giudiziarie - sono accalappiati dalle potenze mafiose.

Solo un tessuto economico sufficientemente dotato di beni relazionali - a partire dal più elementare: la consapevolezza che rispettare le regole migliora la convivenza civile - è in grado di innescare, al proprio interno, le spinte necessarie per lo sviluppo. Io credo che questo tempo, in cui siamo chiamati a riforme della pubblica amministrazione e della giustizia concordate con l'Europa, sia una occasione eccezionale per prosciugare le paludi in cui fiorisce la pianta carnivora della mafia. Una ripresa della pubblica amministrazione, la sua rivoluzione gentile, è l'alleato più prezioso per diffondere una mentalità che non lasci spazio ad organizzazioni parallele sostitutive dello Stato. Un balzo nella trasparenza e nell'efficienza della Pa avrebbe effetti ancora più incisivi nel Mezzogiorno. Il sacrificio di Borsellino e dei suoi uomini è un invito urgente perché gli uomini e le donne dello Stato rilancino un altro Sud in un'altra Italia.