La Stampa - Claudia Luise

Paolo Zangrillo "Erano a rischio i conti pubblici. Colpa delle scelte di Conte"

19 febbraio 2023

«Un atto di responsabilità». Si può riassumere così l'opinione del ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, sulla scelta del governo di rivedere il Superbonus. Zangrillo, fedelissimo di Forza Italia, prova a smorzare le polemiche sulla spaccatura interna al centrodestra tra il pragmatismo di Giorgetti, che ha deciso lo stop, e i molti parlamentari convinti che così si rischiano di tradire le promesse politiche alle famiglie. Senatore, al secondo mandato dopo essere stato alla Camera nella scorsa legislatura, è coordinatore piemontese di Forza Italia, ha 61 anni e una carriera da manager d'azienda di oltre trent'anni che lo ha portato a contatto proprio con quel mondo produttivo che ora si trova spiazzato e chiede di rivedere la decisione. Zangrillo ne approfitta anche per attaccare Manfred Weber e sottolineare gli «intenti pacifici» di Berlusconi.

Fermando la cessione dei crediti del Superbonus non si rischia di creare un grave problema alle famiglie che hanno iniziato i lavori?

«Quel provvedimento, per come è stato impostato dal governo Conte, stava rischiando di mettere in serio pericolo i conti del Paese. Per metterli al sicuro e rimediare agli errori dell'ex premier 5 Stelle, che ha fatto la frittata e ora sta provando a rigirarla in modo spudorato, era quindi più che mai necessario un intervento urgente. Siamo stati costretti a farlo: non c'erano altre scelte e siamo quindi intervenuti subito. In modo altrettanto responsabile, il governo ora aprirà un confronto per migliorare l'intervento».

Forza Italia ha sempre detto di essere favorevole a questa misura, perché ora bisogna cambiare?

«Non ci nascondiamo nell'affermare che Forza Italia era favorevole al Superbonus. Ricordo però che già Draghi, nel luglio scorso, aveva sollevato forti dubbi sugli effetti scellerati della cessione dei crediti di impresa così come pensata dal governo grillino. Draghi ha tentato di porvi rimedio, ma non ne ha avuto il tempo e ci abbiamo dovuto pensare noi, nell'esclusivo interesse del Paese. Lo stesso interesse che ora perseguiamo, convinti che ci siano gli spazi per dare a imprese e famiglie le risposte che attendono».

Il Piemonte è stata la prima Regione di grandi dimensioni ad autorizzare l'acquisto di crediti, non si rischia di danneggiare anche un vostro governatore bloccando la possibilità?

«Il problema non è il mio Piemonte, per quanto questa regione mi stia a cuore. Il governo deve avere uno sguardo d'insieme e guardare all'intero Paese. È quello che abbiamo fatto per rimediare agli errori del governo Conte e mettere al riparo da gravi pericoli i conti dello Stato. E' chiaro che ora dovremo farlo anche per salvaguardare quelli delle Regioni, nessuna esclusa, perché pure in questo caso l'acquisto dei crediti può trasformarsi in debito e generare una spirale economica molto preoccupante».

Le parole di Berlusconi sulla guerra e in particolare su Zelensky hanno aperto un caso ma il presidente di Fi ha ribadito che cerca solo la pace. L'Italia rischia di rimanere isolata a livello internazionale?

«Non c'è nessun caso, la posizione di Berlusconi e quella di Forza Italia, di cui è il leader, sono sempre state chiare. La linea politica non è mai cambiata, è sempre stata quella di sostenere i provvedimenti assunti sulla guerra in Ucraina. In Europa e in Italia. Le sue parole, che esprimono il pensiero di Forza Italia, non vanno quindi strumentalizzate. Il presidente è un uomo di pace, con l'accordo di Pratica di Mare è riuscito in un'impresa storica, quella di mettere intorno allo stesso tavolo America e Russia. Ha soltanto fatto presente che, dopo mesi di guerra, il sostegno militare all'Ucraina non basta più per arrivare alla pace».

Come si potrà ricostruire lo strappo con il Ppe?

«Il tweet di Weber è stato quantomeno inopportuno, per non dire peggio, perché attribuisce una posizione che non ha nulla a che fare con Berlusconi, ormai da decenni uno dei leader carismatici del Ppe. Da parte del nostro presidente, e quindi di Forza Italia, non c'è l'intenzione di differenziarsi dal Partito Popolare Europeo, che è e resta la nostra collocazione naturale, ma di stimolare un dialogo che favorisca una soluzione di pace».