Il Mattino - Nando Santonastaso

«Pa, 157mila assunzioni nel '23»

12 marzo 2023

Ministro Zangrillo, "Facciamo semplice l'Italia", il tour da lei promosso per ascoltare la voce dei territori e capire come e dove migliorare il ruolo e i servizi della Pubblica amministrazione, tocca domani Napoli. In Campania e al Sud il tema prioritario sembra quello del personale che manca, dopo anni di mancato turn over, è così?

"Facciamo semplice l’Italia" è un'iniziativa che nasce per approfondire, ascoltare e raccogliere le istanze e i bisogni degli enti territoriali, che rappresentano il cuore della macchina amministrativa del nostro Paese e hanno un ruolo determinante nell'attuazione dei progetti del Pnrr - risponde Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione -. Il 70% dei progetti del Piano sono di competenza degli enti locali. È necessario supportarli garantendo loro risorse, capitale umano, competenze e professionalità adeguate per portare a termine gli obiettivi che servono allo sviluppo e alla crescita del Paese. Il tema del personale, dopo decenni di blocco del turn over, è cruciale non solo al Sud. Nel decennio di blocco delle assunzioni abbiamo perso 300 mila unità di personale, un ritardo che incide anche in termini di età e di competenze dei dipendenti. Negli ultimi anni abbiamo invertito il trend: nei 2022 abbiamo assunto 157 mila persone e anche per il 2023 sono previsti oltre 156 mila ingressi da turn over. C'è ancora molto da fare per recuperare la desertificazione alle nostre spalle e, proprio per questo motivo, stiamo lavorando con senso di urgenza per migliorare i percorsi di reclutamento».

Ma non c'è il rischio, come emerge anche dallo studio di Svimez reso noto ieri, che al Sud l'attuazione del Pnrr sia già adesso compromessa per le difficoltà degli enti locali di partecipare ai bandi con progetti competitivi non avendo personale adeguato? Sarebbe necessario uno slittamento della scadenza del 2026?

«Il Pnrr è un treno ad alta velocità che prevedere fermate ben stabilite. Non mancheremo all'appuntamento. Il nostro obiettivo è mantenere gli impegni presi, la rinegoziazione dei termini non è all'ordine del giorno. Anzi, la cabina di regia coordinata dal ministro Fitto sta lavorando per il monitoraggio e il rispetto dei progetti e delle tappe previste. Stiamo producendo uno sforzo straordinario, in collaborazione con gli enti territoriali, per individuare le risorse necessarie ad attuare il Piano nei tempi previsti. Il nostro Paese dispone di grandi capacità, non sprecheremo questa opportunità».

I tempi di durata dei concorsi pubblici si sono ridotti ma ora bisogna fare i conti con le rinunce di molti vincitori, attratti dagli stipendi più allettanti del privato...

«Il tema dell'attrattività riguarda l'intero sistema produttivo del Paese, non solo la Pubblica amministrazione. Il gap tra fabbisogni e disponibilità di competenze sul mercato è un problema con cui devono confrontarsi tutte le organizzazioni. La leva retributiva è un fattore importante, ma non rappresenta l'unico strumento su cui puntare per attrarre talenti. Tanto più che per un giovane gli stipendi offerti dalla Pa sono assolutamente competitivi. La falsa narrazione di chi sostiene il contrario va smentita. Grazie alla digitalizzazione, con inPA, il portale unico del reclutamento, abbiamo rinnovato l'accesso e la gestione dei concorsi pubblici, dalla presentazione della domanda alla pubblicazione delle graduatorie. Questa rivoluzione digitale, anche grazie alle misure imposte dalla pandemia, ha portato i tempi medi di durata dei concorsi da 786 giorni del 2019 a 189 giorni medi. Un dato che ci colloca nella media dei Paesi europei, da fanalino di coda che eravamo nei 2019, un risultato importante che credo possiamo migliorare. Attenzione, però: un'organizzazione funziona non solo se è competitiva nella retribuzione, ma se è anche in grado di assicurare il benessere organizzativo delle persone che ci lavorano, il loro grado di soddisfazione e la capacità di costruire un forte senso di appartenenza».

E come si fa?

«Per ottenere questi risultati è necessario lavorare su reali percorsi di carriera, sulla valorizzazione del merito e sulla possibilità di accrescere le competenze e arricchire le esperienze. Sono queste le sfide che deve affrontare la Pa ed è su questo terreno che mi sto impegnando per introdurre le necessarie innovazioni».

L'Italia, già a due velocità sul piano economico, rischia ora di vedere aumentare i divari tra Nord e Sud con il disegno di Iegge sull'autonomia differenziata delle Regioni. Al di là degli appelli all'unità del Paese, non le pare che la sfida dell'efficienza, alla quale tutte le Regioni sono tenute, parta da presupposti sbagliati?

«Non vedo questo rischio, anzi trovo che la riforma serva proprio a colmare questo gap e a superare gli squilibri tra Nord e Sud, un dualismo che il nostro Paese sconta da sempre. L'autonomia è uno strumento che consentirà di dare omogeneità all'erogazione dei servizi ai cittadini, a prescindere dall'area geografica. di cogliere le peculiarità e le specificità di ogni territorio per valorizzare le potenzialità da una parte, e intervenire sulle criticità dall'altra in maniera mirata. Un lavoro ponderato, di concerto, che servirà non ad aumentare ma a ridurre le disuguaglianze. La proposta di legge su cui stiamo lavorando prevede meccanismi a garanzia dell'omogeneità tra territori, dai riferimenti alla spesa storica al fondo di perequazione. Questo governo lavora per un'Italia coesa, in grado di offrire a tutti i cittadini le stesse opportunità e con le stesse potenzialità, nel rapporto con la pubblica amministrazione e più in generale di vita».

Il rinnovo del contratto di lavoro della PA non costerà poco. Ci saranno problemi di coperture? E quali novità pensa di introdurre?

«Nei giorni scorsi ho incontrato le rappresentanze sindacali e con loro abbiamo affrontato, tra i tanti temi che riguardano il pubblico impiego, anche quello delle retribuzioni e dei rinnovi contrattuali. In questi primi mesi di governo siamo riusciti a concludere la tornata contrattuale 2019-2021, un risultato atteso da anni, per tre importati comparti come sanità, enti locali e istruzione. Il confronto ora prosegue per i rinnovi dei dirigenti di funzioni centrali e sanità. La legge di Bilancio approvata a dicembre tiene conto della crisi energetica. Per dare risposte immediate alle fasce più deboli, famiglie e imprese, non è stato possibile destinare risorse ai rinnovi contrattuali. Come segnale di attenzione, abbiamo però inserito l'una tantum dell'1,5%, un investimento da 1,3 miliardi. Sono consapevole che si debba fare di più e il mio impegno per verificare la disponibilità di risorse per i rinnovi contrattuali 2022-2024 è massimo, ma ci vuole senso di responsabilità. Serve un'attenta analisi dello scenario economico del Paese, solo così potremmo effettivamente sbloccare le risorse necessarie».