«Il riscatto del Sud parte dai Comuni e dal loro personale»
Ministro Zangrillo, oggi a Caivano lei incontrerà ancora una volta i ragazzi e i bambini con cui sin dall'inizio ha avuto un rapporto molto forte sul piano umano: che esperienza è per lei?
«Sono già stato tre volte, nel 2024, a Caivano e al di là dell'impegno che ho assunto con il Governo per dare un contributo alla Pubblica amministrazione locale, è stata proprio la vicinanza ai ragazzi e ai bambini l'esperienza più bella del progetto. Com'è accaduto, in particolare, con il coinvolgimento degli alunni delle quarte e quinte elementari chiamati a riflettere e a ragionare sui valori fondanti della Repubblica, dal rispetto al senso dello Stato. Lavorare con i bambini significa lavorare con il futuro di una città. Il nostro impegno non si limita a un supporto tecnico ma vuole favorire un approccio culturale orientato ai valori fondamentali della nostra società».
Aveva preso un impegno specifico, mi pare di ricordare, con i bambini di Caivano.
«Esattamente. Un anno fa avevo detto che sarei tornato per insediare il nuovo Consiglio dei bambini ma soprattutto per ascoltarli, sentire dai loro racconti ciò che avevano realizzato e gettare le basi del progetto per l'anno successivo. E rieccomi qui, oggi, a mantenere l'impegno nella consapevolezza che le loro testimonianze mi arricchiranno ulteriormente sul piano umano e della concretezza del progetto stesso».
È cambiata la Caivano del degrado e della rassegnazione?
«Quando siamo arrivati abbiamo trovato un contesto sociale difficile, disagi evidenti e problemi importanti anche a livello di amministrazione comunale, con situazioni critiche al palazzo di città. Poche risorse, certo, ma anche come dice lei un livello di rassegnazione molto alto, con la sfiducia diffusa verso il futuro. Con un team del Dipartimento della funzione pubblica abbiamo affiancato l'amministrazione comunale per portarla a camminare con le proprie gambe. Con nuovi concorsi - l'ultimo svolto in soli 60 giorni - abbiamo assunto 50 persone che hanno ricevuto una formazione specifica per accrescere il livello di competenza dell'ente locale».
Il Iato umano, come ha detto, ha fatto la differenza?
«Assolutamente. La comunità di Caivano ha sofferto ma ci sono tantissime persone con la voglia di riscattarsi. Ho trovato un forte desiderio di riappropriarsi della città e tanta disponibilità a collaborare, a partire proprio dall'amministrazione».
Il modello Caivano esteso ad altre sei periferie del Paese.
«Quest'esperienza dimostra che, se siamo capaci di fare squadra tra le diverse amministrazioni dello Stato, si possono superare criticità altrimenti insormontabili. Le confesso che all'inizio ero anche io molto preoccupato per il degrado e la frustrazione in cui versava il settore di mia stretta competenza. Abbiamo dato subito fiducia alle persone, lavorato con loro e dimostrato che alle parole seguivano i fatti: ecco perché periodicamente torno con piacere a Caivano, per garantire quella vicinanza intesa a far accadere le cose e poi per smentire certe narrazioni strumentali che ci accusano di fare solo passerella».
I Comuni anche al Sud hanno dimostrato di saper cogliere la sfida del Pnrr. Sorpreso?
«La nostra PA esprime il meglio di sé nelle realtà territoriali perché è qui che si realizza il rapporto diretto con cittadini e imprese. E il Pnrr ha confermato l'importanza decisiva dei Comuni che non a caso sono tra i principali protagonisti dell'attuazione del Piano, una realtà straordinaria dal punto di vista operativo e della capacità di mettere a terra i progetti. Noi siamo impegnati a supportarli nella dotazione di persone e di competenze, soprattutto tecniche, in grado di realizzare gli obiettivi previsti. Non c'è più bisogno soltanto di amministrativi, giuristi o avvocati e per questo la PA dev'essere sempre di più concorrente con il privato».
Finita la cultura del posto fisso ma reperire queste competenze resta un problema: ci penserà l'Intelligenza artificiale?
«Il nostro obiettivo è di essere attrattivi in generale. Sto cercando di interrompere in tutti i modi quella narrazione della PA come sinonimo di cultura del posto fisso. I giovani di oggi aspirano a luoghi di lavoro in cui ci sia rispetto per il necessario equilibrio tra impiego e vita personale, in cui per loro è prioritario conoscere l'organizzazione del lavoro prima ancora dello stipendio. Ecco perché il posto fisso è un concetto ormai in gran parte superato. Di qui anche l'esigenza di modernizzare la PA: la digitalizzazione è una necessità ineludibile e l'Intelligenza artificiale rappresenta un'opportunità formidabile. Non per sottrarre lavoro alle persone ma per destinare queste ultime a compiti e mansioni ad alto valore aggiunto e sempre più necessari».
Ma a che punto siete?
«Nel 2024 abbiamo pubblicato oltre 22 mila bandi che hanno messo a concorso più di 340 mila posizioni. Abbiamo avviato le prime sperimentazioni con un avatar, chiamato Camilla, che utilizza l'intelligenza artificiale generativa, in grado di supportare i candidati nella consultazione e nella scelta dei bandi di concorso. Uno strumento destinato a chi vuole orientarsi tra le tantissime possibilità offerte per entrare nella PA».
La PA è in grado di garantire al Sud la continuità del ruolo di nuova locomotiva del Paese emerso in questi ultimi anni?
«Dobbiamo vivere la PA guardando sempre al Paese in chiave unitaria. La Zes unica ha sicuramente rappresentato un'opportunità straordinaria per il Mezzogiorno confermando la centralità di quest'area per il Governo. I dati del 2024 dicono che il Sud è protagonista della crescita del Paese: in questo momento raccontare l'Italia come un Paese con un'area che tira e un'altra, il Sud, che arranca, non risponde alla realtà. Non a caso, per incentivare la formazione, che per me resta fondamentale, abbiamo aperto cinque nuovi poli formativi territoriali, tre solo nel Mezzogiorno, in Abruzzo, Calabria e Puglia. Senza dimenticare la sede della Scuola nazionale dell'amministrazione a Caserta».