«Il nuovo Ccnl delle Funzioni centrali aumenta gli stipendi e il benessere lavorativo»
La firma del contratto delle Funzioni centrali per il 2022-2024?
«Rappresenta un passo avanti importante nel percorso di modernizzazione della Pubblica amministrazione». Il no di Cgil e Uil al rinnovo del Ccnl del comparto sanità? «Mi sembra evidente, è un no politico, in due leggi di bilancio il governo ha stanziato ben 20 miliardi per i rinnovi». Quante persone verranno assunte nella Pa quest’anno? «Da gennaio sono stati pubblicati oltre 2.500 bandi per quasi 50 mila posizioni nella Pa, ed è solo l’inizio». Il ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, fa il punto sui nuovi contratti del pubblico impiego e sulle innovazioni normative che stanno cambiando l’organizzazione del lavoro all’interno della Pa.
A gennaio è stato sottoscritto il Ccnl delle Funzioni centrali per il 2022-2024 grazie a quello che potremmo definire il fronte dei responsabili. È soddisfatto?
«Sì, sono molto soddisfatto. La firma definitiva del contratto per le Funzioni centrali 2022-2024 segna un passo avanti importante nel percorso di modernizzazione della Pubblica amministrazione. Parliamo di un accordo che introduce innovazioni significative sul piano organizzativo e del benessere lavorativo».
A quanto ammontano gli incrementi di stipendio?
«Non c’è solo l’incremento retributivo medio del 6%, pari a 165 euro al mese per tredici mensilità. L’aumento complessivo arriva al 10% se aggiungiamo le risorse definite dal governo sull’accessorio. Poi il contratto prevede misure concrete di welfare. Tra queste, la settimana corta, prevista in via sperimentale.
Come funziona?
«Trentasei ore settimanali distribuite su quattro giorni, su base volontaria e subordinata alla decisione delle amministrazioni, per favorire la conciliazione tra vita e lavoro, senza compromettere la qualità dei servizi. Una sfida da cogliere per rendere la Pubblica amministrazione più attrattiva, soprattutto per i giovani che chiedono nuove modalità di organizzazione del lavoro. Abbiamo inoltre potenziato il lavoro agile, con regole uniformi per l’erogazione dei buoni pasto e introdotto facilitazioni per l’accesso allo smart working per le categorie fragili. In più, il contratto valorizza le competenze interne: riconosce il diritto all’incarico per i funzionari con oltre otto anni di servizio e promuove l’age management, con il mentoring tra generazioni. Non mi sembra poco».
Gli altri rinnovi però sono fermi.
«Nonostante il contesto economico complesso e i vincoli di bilancio, il governo ha stanziato in due leggi di bilancio ben 20 miliardi per i rinnovi contrattuali. Un risultato storico che ci permette di dare continuità ai contratti come non era mai stato fatto prima di oggi. Con queste risorse garantiamo aumenti cumulati vicini al 15% e abbiamo posto le basi per i prossimi rinnovi, che saranno coerenti con le previsioni di inflazione dei futuri anni. Per quanto riguarda lo stallo voluto da qualche sindacato sul contratto della sanità, mi sembra sia evidente che si tratti di un “no” politico viste le cifre stanziate. Parliamo di un incremento che corrisponde al 6,8% quindi 172 euro. La possibilità di firmare questo contratto ci consentirebbe di aprire immediatamente la trattativa per il contratto successivo, quello della tornata 2025-2027, che prevede un ulteriore 6,9% di aumento, quindi altri 186 euro di incremento salariale. La pre-intesa sul contratto prevede, inoltre, anche una serie di risposte alle criticità nel comparto della sanità, come gli aumenti per le persone che operano nei pronto soccorso che arrivano a circa 500 euro lordi al mese. Aggiungo, poi, che la bozza di contratto contiene una serie di novità che offrono condizioni significative di miglioramento per le condizioni del personale, penso all’introduzione del patrocinio legale, all’assistenza psicologica e alla possibilità per l’azienda di costruirsi parte civile quando si verificano le aggressioni».
A che punto è il percorso di valorizzazione delle competenze nella Pa?
«La valorizzazione delle competenze nella Pubblica amministrazione ha compiuto un decisivo cambio di passo. Grazie alle numerose iniziative del Dipartimento della Funzione pubblica, oggi la formazione e lo sviluppo delle competenze sono leve strategiche per far crescere le persone, migliorare la qualità dei servizi e costruire un’amministrazione più moderna ed efficace. I risultati parlano chiaro: in meno di un anno siamo passati da una media di 6 a 24 ore di formazione annue per dipendente, con l’obiettivo, fissato nella direttiva di gennaio scorso, di arrivare a 40. La formazione non può essere vissuta come “una perdita di tempo”: è un investimento sul capitale umano e, in quanto tale, deve essere parte integrante della valutazione della performance. Tra gli strumenti messi in campo c’è il portale Syllabus, che conta oggi 9.000 amministrazioni accreditate e oltre 280.000 dipendenti attivi. Decisivo anche il rafforzamento dei Poli formativi territoriali – realizzati insieme alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA), alle Regioni e alle Università – con l’obiettivo di offrire percorsi mirati su temi strategici per lo sviluppo dei territori».
Quante assunzioni sono previste nel pubblico quest’anno?
«Nei primi mesi del 2025 sono già stati pubblicati oltre 2.500 bandi per quasi 50 mila posizioni nella Pa. Un numero importante, che conferma un trend in crescita: negli ultimi due anni, infatti, sono state assunte circa 350 mila persone, attraverso più di 22 mila bandi. Questo risultato è stato possibile grazie alla riduzione dei tempi concorsuali, passati da una media di 780 a circa 180 giorni, e al potenziamento del portale inPA, che oggi rappresenta l’unica porta digitale d’accesso alle amministrazioni pubbliche, centrali e territoriali. Il portale inPA conta oltre 2 milioni di cittadini registrati, e più della metà ha meno di 40 anni. Un dato significativo che conferma chiaramente come il pubblico impiego sia tornato a essere attrattivo, soprattutto per le nuove generazioni. Ma non ci fermiamo ai numeri. Le assunzioni che stiamo promuovendo non sono semplici sostituzioni di chi va in pensione, ma sono parte di un progetto più ampio: un ricambio generazionale consapevole, finalizzato a portare nelle amministrazioni competenze nuove per offrire servizi sempre più efficienti».
I giovani che guardano alla Pa cercano il posto fisso o un percorso di crescita professionale?
«Oggi i giovani non si accontentano più del semplice posto fisso. Desiderano un lavoro che, oltre alla stabilità, li valorizzi e che offra il giusto bilanciamento tra lavoro e vita privata con modelli organizzativi innovativi. E, soprattutto, vogliono sentirsi parte di qualcosa che abbia un valore profondo, che lasci il segno. Per questo motivo abbiamo approvato in Consiglio dei ministri un disegno di legge volto a introdurre percorsi di carriera basati sul merito e che tengano conto dei risultati raggiunti nel percorso lavorativo. Stiamo costruendo una Pubblica amministrazione che rispecchi un ambiente di lavoro stimolante, meritocratico, dinamico, dove le persone contano davvero. Le nuove generazioni lo stanno riconoscendo. Le loro aspirazioni sono sempre più in sintonia con ciò che la Pubblica amministrazione può offrire. E i segnali che ci arrivano lo confermano».