«Dobbiamo lavorare coi piedi per terra perché la situazione dei conti pubblici italiani che è piuttosto complicata. Abbiano ereditato delle complessità non indifferenti, a partire dal Superbonus che fino ad oggi è costato allo Stato 140 miliardi, 3,5 miliardi al mese. La coperta è corta». Così il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, intervistato dal vicedirettore de La Stampa Marco Zatterin, il colloquio integrale è disponibile sul sito, ha descritto la situazione dei conti del Paese a margine Festival delle Regioni in corso a Torino. In un contesto economico così precario, diventa fondamentale anche la partita che si sta giocando in Europa sul nuovo Patto di Stabilità. Come anticipato da La Stampa, la Spagna, presidente Ue di turno, ha proposto di scorporare dal deficit le spese legate ai fondi comunitari a patto che i governi garantiscano un taglio minimo annuo del debito. In questa delicata partita sembra avere poco senso gettare benzina sul fuoco nel difficile rapporto con i tedeschi, importanti partner economici dell'Italia, come ha fatto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, dopo lo scontro sugli emendamenti sulle Ong. «Faccio parte di un partito, cioè Forza Italia, che ha sempre avuto un approccio estremamente attento alla necessità di garantire un dialogo virtuoso fra gli Stati nazionali e l'Europa» ha risposto Zangrillo. Lavorare su questo scenario «non significa però farsi mettere i piedi in testa. Quando c'è atteggiamento che non è rispettoso degli impegni assunti, il nostro Paese deve reagire». Nessuna volontà, dunque, «di accendere un conflitto con un partner che è sempre stato amico dell'Italia. Però questo non significa che ci sia la possibilità di considerare Italia come un Paese di serie B. Ci aspettiamo dall'Europa, soprattutto da parte dei Paesi più influenti, un atteggiamento di collaborazione. Quando constatiamo che questo atteggiamento viene meno, allora reagiamo». La conversazione ha toccato anche alcuni dei temi più impellenti riguardanti il ministero capeggiato da Zangrillo. A partire dalla necessità di modernizzare la pubblica amministrazione attraverso un corposo ricambio generazionale. Su questo punto il ministro ha annunciato: «La nostra Pa soffre di un'età media troppo alta. Dal 2009 al 2019 abbiamo perso 300 mila persone e abbiamo alzato l'età media dei dipendenti pubblici da 43 a 50 anni. Questa situazione è figlia di una decisione presa negli anni passati a tutela del debito pubblico italiano. Adesso abbiamo bisogno di recuperare il terreno perduto». Come? Con le assunzioni. «Ci siamo dati un obiettivo, molto sfidante, di assumere più di 300 mila persone nei prossimi due anni. Una parte di questi sono sostituzioni attraverso il turnover, ma c'è una parte, altrettanto rilevante, rappresentata dai nuovi inserimenti» ha spiegato Zangrillo, che si è anche soffermato sulla necessità «di dotarci di una strumentazione che consenta di consegnare alle persone obiettivi misurabili e di fare in modo che chi deve valutare i dipendenti sia in grado di farlo. Abbiamo bisogno di lavorare su sistema tecnico, come fanno tutte le grandi organizzazioni, per lavorare in una logica di performance». Obiettivo piuttosto sfidante, lo ha incalzato Zatterin, che ha chiesto al ministro in che modo pensa di trovare i soldi necessari, soprattutto pensando che il governo è alla prese con una Nadef molto prudente che cerca di rispettare i limiti fissati dall'Europa. «Proprio la Nadef approvata in Cdm la settimana scorsa - ha risposto Zangrillo - contiene un passaggio nel quale si conferma che parte delle risorse saranno utilizzate per il rinnovo dei contratti pubblici. Non penso ci saranno problemi di risorse».