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«Temo per le risorse. Sui contratti pronto ad aumenti per legge»

Data 24/05/2025

Paolo Zangrillo, il ministro per la Pubblica amministrazione, arriva a Trento accompagnato dalle durissime polemiche
con i sindacati dopo l'ennesima fumata nera sul tavolo del contratto per gli Enti locali. Cgil e Uil continuano a chiedere più soldi. E Zangrillo ha bollato la loro posizione come «politica». «Sono molto dispiaciuto», dice al Messaggero poco
prima di salire sul palco del Festival, «perché francamente non mi aspettavo una chiusura così. La considero veramente una chiusura miope perché, insomma, ragionando razionalmente ci sono tutti gli elementi per poter arrivare alla firma».

Sicuro di aver fatto, da un punto di vista economico, tutti gli sforzi possibili?

«Su due manovre che valgono 55 miliardi ne abbiamo destinati quasi la metà, 20 miliardi, ai dipendenti pubblici. E abbiamo fatto anche di più. Sulle funzioni centrali abbiamo messo altri fondi per il salario accessorio, e il 6% previsto nel contratto è diventato un 9% di aumento. Sugli enti locali abbiamo tolto il tetto ai Comuni virtuosi lasciando la possibilità di poter incrementare in maniera significativa la retribuzione accessoria, aggiungendo all'incremento medio di 140 euro altri 72 euro. Per gli infermieri di pronto soccorso ci sono pronti aumenti da 520 euro al mese. Sfido a trovare un solo contratto privato che dà altrettanto. Credo che ci siano tutte le condizioni per fare una valutazione un pochino più lucida della situazione».

Se l'opposizione al contratto è politica, sarà difficile arrivare alla firma. La legge dà un'altra possibilità al governo: l'erogazione unilaterale degli aumenti in busta paga?

«Mettiamola così. Se dovessimo firmare domani questo contratto, l'iter successivo, vale a dire il passaggio alla Ragioneria e quello alla Corte dei conti, porterebbe via altri 3 o 4 mesi. Significa che si arriverebbe a ottobre o novembre perla firma definitiva».

Questo cosa vuol dire?

«Vuol dire che se non siamo risoluti, in tempi molto brevi rischiamo di riconoscere gli aumenti soltanto nel 2026, e questo fa inceppare tutto il meccanismo che abbiamo concepito per dare continuità ai contratti del pubblico impiego».

Quanto tempo è disposto ancora ad attendere prima di prendere atto che le trattative sono bloccate?

«Prima ci avevano detto di attendere le elezioni delle Rsu, ora di aspettare i referendum. La consultazione c'è il 7 e 8 di giugno. Diciamo che sono disposto ad aspettare un altro mese, mese e mezzo. A quel punto se la posizione del sindacato continuerà a essere una posizione di chiusura, porrò il problema in consiglio dei ministri. Anche perché, vede, io ho un altro timore».

Quale timore?

«Abbiamo stanziato risorse importanti per i contratti. Il ministro Giorgetti legittimamente, a un certo punto, mi chiederà se questi soldi che abbiamo stanziato servono oppure no, perché se effettivamente non riusciamo a distribuirli, abbiamo
tanti altri progetti e tante altre esigenze, dalle pensioni, alle tasse per la classe media, da soddisfare. Potrebbe dirmi che rifinanzierà i contratti quando i sindacati saranno pronti. Non avrei argomenti per oppormi».

Questo rischio si evita solo con il pagamento unilaterale degli aumenti?

«È l'unico modo. Anche se è chiaro che per me si tratta di una extrema ratio. Io valuto il contratto nel suo complesso. E vero che gli aumenti tabellari sono importanti ma nei contrattici sono tanti altri contenuti che andrebbero persi. Vale sia per il contratto degli enti locali che per quello della Sanità: c'è il patrocinio legale, l'assistenza psicologica, il ticket restaurant anche quando i dipendenti sono in smart working. Vogliamo rinunciare a tutto questo? Mi pare una follia».

Lei insomma, continua a pensare che con un altro governo Cgil e Uil avrebbero firmato?

«Francamente penso che questo governo abbia fatto veramente tutto quello che poteva per finanziare il rinnovo dei contratti. Voglio ricordare che nel 2016-2018, i sindacati che oggi si oppongono, hanno firmato un contratto con un incremento del 3,4% a fronte di un'inflazione accumulata che era intorno al 12%. Mi sono andato a riprendere i giornali dell'epoca e sia la Uil che la Cgil, sostenevano a fronte della domanda sul perché si fossero accontentati di un 3,4% a fronte di un'inflazione accumulata del 12%, che il governo ci aveva spiegato che queste erano le risorse a disposizione. Dal punto di vista negoziale mi trovo in una situazione che non ho mai vissuto. Davvero».