Intervista a Elio Gullo sulla digitalizzazione

Il Consigliere Elio Gullo, Direttore generale dell'Ufficio per l'innovazione e la digitalizzazione, risponde alle domande della Redazione.

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Ci può dire in poche parole quali sono le attività più importanti dell'Ufficio che dirige?

Ci occupiamo di open government, e quindi supportiamo il Dipartimento sia nella partecipazione all’Open Government Partnership che nella attuazione della principale novità in materia, e cioè il FOIA. Dell’OGP ne parliamo oltre, ma qui mi preme segnalare che il mio Ufficio promuove l’adozione di strumenti e modelli volti a dare concreta attuazione ai principi dell’open government, mentre sul FOIA siamo direttamente interessati poiché gestiamo una delle banche dati individuata nel provvedimento attuativo del FOIA per la raccolta e pubblicazione delle informazioni su consulenti e collaboratori delle amministrazioni pubbliche.

Poi diamo una mano nella attuazione dell’Agenda digitale, sotto diversi aspetti. Ad esempio supportiamo la redazione di norme e pareri nelle materie di quello che si chiamava e-government ed in tale ambito abbiamo contribuito alla redazione del nuovo CAD ed ora alla stesura dei regolamenti attuativi. Sotto il punto di vista più vicino alla attuazione, contribuiamo alla realizzazione dei progetti più strategici e, tra questi, di SPID, CIE, ANPR.

SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e CAD (Codice dell'Amministrazione Digitale) sono due punti importanti delle attività strategiche dell'Ufficio che dirige. Oltre a spiegare in parole semplici l'importanza di entrambi per un nuovo sistema di relazioni tra PA e cittadini, ci può dire come siamo messi nella diffusione del Pin Unico, nel primo caso, e nell'attuazione dei decreti attuativi nel secondo?

Il sistema di identità digitale è uno snodo importante dell’Agenda digitale. Innanzitutto contribuisce ad abbassare la soglia di accesso ai servizi online per i cittadini, rendendo meno problematica la domanda: “dov’è la password per questo sito?”. I servizi online della PA, infatti, sono quasi tutti ad accesso poco frequente e quindi il ricordarsi come accedere può costituire un problema. In secondo luogo costringe le PA ad occuparsi della parte “vera” del servizio, quella che più compete loro, lasciando ad altri l’onere di riconoscere gli utenti.

Il CAD è meno visibile ai cittadini, o almeno non direttamente. Nella nuova versione approvata nello scorso mese di agosto abbiamo fatto un paio di scelte - e che a breve tradurremo in regolamenti attuativi con il contributo determinante del Digital Team e di AgID – che a lungo termine ci auguriamo portino effetti di ampia portata. Primo: le PA producano solo documenti elettronici (cosa che già fanno) ma smettano di inviarli al destinatario in formato cartaceo (o elettronico). Il principio cardine è: produci l’atto e mettilo a disposizione sul sito, non trasmettere nulla a chi può accedervi in sicurezza. Tutte le banche fanno così, gli utenti sono già abituati a questa modalità. E qui il collegamento con SPID è evidente. Secondo: visto che le PA producono documenti elettronici e li mettono a disposizione dei rispettivi destinatari, facciano un piccolo passo in più e li conservino loro al posto evitando di scaricare questo onere sui cittadini.

I numeri per ora mi pare siano confortanti: oltre 800 mila identità rilasciate, esattamente quante in UK che ha un sistema simile, ma 12 mesi di vita in più. Non male, per ora.

Per il programma per l'Agenda digitale e per Diego Piacentini (top manager di Amazon, da poco nominato Commissario straordinario per il digitale dal Governo) la legge di bilancio prevede 11 milioni nel 2017 e 20 milioni per l'anno successivo, altri 9 milioni dai fondi strutturali 2014/2020. Sono davvero tanti soldi. Perché allora qualche addetto ai lavori ha detto che "una coltre spessa si è posata sulla trasformazione digitale della PA"?

Domanda complicata ma cui proverò a rispondere senza reticenze. I soldi: non sono troppi. 40 milioni in un biennio quando la sola PA centrale ne spende (in due anni) 5 miliardi! Con meno del’1% della spesa ICT a disposizione del Commissario si possono fare ottime cose, ma non sono tanti soldi.

La parola “coltre” rimanda a polvere o a neve, insomma a cose impalpabili che ricordano mobili in cantina e passi ovattati. Per come conosco Diego Piacentini mi pare che siamo lontani mille miglia da possibili situazioni di rallentamento o inerzia. Il Commissario potrà avere una snellezza e determinazione nell’agire che è assolutamente necessaria (piani, programmi e fondi ci sono, quello che manca – oltre a tante altre cose – è sicuramente la determinazione verso l’obiettivo e l’esperienza di chi certe cose le ha fatte) e di cui gran parte dei soggetti interessati – pubblici e privati – sentivano la mancanza. Pochi soldi in mano a un team di persone competenti per avviare/indirizzare poche iniziative strategiche. Non vedo coltri, proprio no. Casomai fughiamo un po’ di nebbie.

Con l’espressione open government si fa riferimento ad un nuovo modo di essere delle pubbliche amministrazioni che, anche mediante l’uso delle nuove tecnologie, si rendono trasparenti, scrutinabili (accountable) e aperte a processi di partecipazione e all’adozione di misure per l’integrità, quindi con il sito www.open.gov.it si mette in pratica tale teoria?

Non esattamente. Il sito serve a dare visibilità e a monitorare l’attuazione dei 34 progetti delle amministrazioni pubbliche che rappresentano la partecipazione italiana all’OGP per il biennio 2016-2018. Ma soprattutto a tenere i rappresentanti della società civile, del mondo universitario, delle imprese e delle associazioni di tutela dei consumatori “vicini” alle PA nel doppio ruolo di interpreti di una domanda qualificata di apertura e di controllori dell’agire pubblico. Ma il sito non esaurisce la messa in pratica dell’open government che è qualcosa che coinvolge quotidianamente uffici e lavoratori pubblici ed è ben di più dei 34 progetti dell’OGP.

Forse saprà che come redazione del Dipartimento siamo impegnati, anche con questa intervista, a rendere altamente “leggibili” (1) i contenuti del sito. Ci promette di rivolgere una particolare attenzione alla sezione tematica sulla digitalizzazione per una comunicazione più chiara ed efficace?

Questa domanda-trabocchetto non penso ammetta risposte diverse dal sì. Promesso.
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(1) Segnaliamo che iI testo di questa intervista è passato al vaglio del programma Corrige.it con il quale si determina il valore di leggibilità di un testo, calcolato con l’Indice Gulpease. Tale valore è risultato corrispondente alla categoria “facile da leggere” (che va da 40 a 70) per il livello di scolarizzazione medio-superiore. (Nota della Redazione)

Data di pubblicazione: 29 dicembre 2016