Zangrillo all'Assemblea Anci

23 novembre 2022

 

Il discorso del ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, intervenuto all'Assemblea nazionale dell'Anci.

"Saluto le Autorità, i Sindaci e gli amministratori presenti. Ringrazio il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, per l’ospitalità e il Presidente Antonio Decaro per l’invito, che ho accolto con grande entusiasmo.

Permettetemi inoltre di ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la sua vicinanza e il suo impegno costante e immancabile nei confronti dei Comuni e dei Sindaci.

Bergamo non è un luogo qualsiasi, ma una città che durante la pandemia, prima di tutte, è stata colpita dritta al cuore.

Bergamo è la città simbolo di una fase drammatica della nostra storia.

Abbiamo vissuto momenti duri, di sconforto e di solitudine, in cui pensavamo di non farcela; eppure, nonostante tutto, siamo riusciti a rialzarci e a guardare avanti: tutto il Paese si è unito nel momento dell’emergenza in un lavoro straordinario, potendo contare, oltre che sul contributo determinante e commovente del nostro personale sanitario, sulla rete di solidarietà costruita da Comuni, Province, Regioni, imprese, associazioni e volontariato, riuscendo a superare ostacoli che sembravano insormontabili, facendo fronte ai bisogni immediati dei cittadini, delle famiglie, delle imprese e di tutto il tessuto produttivo.

Questa è la nostra Italia. Con le sue peculiarità, con le sue potenzialità, ma anche e soprattutto con straordinari slanci che spesso hanno come protagonisti proprio gli enti locali e i loro territori.

È per questo che, prima di tutto, sento il dovere di esprimere gratitudine e riconoscenza per l’impegno continuo, incessante, molto spesso al limite delle forze che voi Sindaci, insieme ai vostri amministratori, ponete quotidianamente al servizio delle comunità.

Il titolo scelto per questa Assemblea - ‘La voce del Paese. La parola alle nostre comunità’ - fa appello al capitale di risorse, di esperienze e di capacità che caratterizzano i quasi ottomila comuni italiani. Un pensiero che Italo Calvino ne ‘Le città invisibili’ ci consegna in modo concreto quando scrive che la città “non dice il suo passato, lo contiene come linee d’una mano”. L’identità italiana viene delineata proprio da queste molteplici sfaccettature, su cui si compone la trama di un tessuto connettivo che è patrimonio unico e insostituibile nel panorama mondiale.

Questa è la nostra forza. Le differenti esperienze delle nostre realtà comunali rappresentano, solo se unite, una realtà essenziale per il rilancio del sistema Paese. È con questa vocazione all’unità che - riprendendo il titolo dell’Assemblea - siamo chiamati a parlare non con una voce sola, ma attraverso un coro unico, un corpo multiforme, sì, ma combinato ad un respiro comune.

Con l’unità delle nostre voci e con la forza della nostra passione possiamo - ma soprattutto dobbiamo - lavorare per fare delle nostre città, delle nostre comunità, gli snodi attraverso cui affrontare le sfide che, sempre più improvvise e drammatiche, si affacciano sullo scenario economico e sociale. Dobbiamo dare delle risposte all’altezza del momento storico che stiamo vivendo e tutta insieme la Pubblica amministrazione centrale e territoriale, che è infrastruttura nodale, deve essere quanto più vicina ai cittadini.

Per farlo bisogna innanzitutto partire dalle persone, dalle nostre persone, interrompendo quella narrazione fuorviante che poggia le basi su una distinzione, tanto reiterata quanto obsoleta, tra aziende pubbliche e aziende private, dipendenti pubblici e dipendenti privati.

La sfida che abbiamo davanti - e sulla quale dobbiamo unire le nostre forze - è quella di superare il racconto di una Pubblica amministrazione lenta, arcaica, inefficace, piegata su sé stessa. Una immagine ingannevole che non tiene conto delle eccellenze dei grandi e piccoli Comuni, del coraggio e della dedizione di chi come voi, nonostante le tante difficoltà, lavora quotidianamente per il bene della comunità.

È proprio partendo dalle persone, dalla irrinunciabile attenzione alle persone, che nelle prossime settimane avvierò delle iniziative di confronto sul territorio per la condivisione e la realizzazione dei progetti per i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche. Sarà un ‘viaggio’ nelle nostre città che avrà l’obiettivo di rilanciare l’ascolto e il confronto, per attivare concretamente quel necessario processo di rinnovamento e miglioramento della Pubblica amministrazione, con l’intento di costruire un’Italia più semplice, più veloce, più competitiva.

Ve lo dico in modo chiaro: negli ultimi 24 mesi, anche grazie alla spinta del Pnrr è stato realizzato uno sforzo significativo in termini progettuali.

La vera sfida, quindi, è quella di mettere a terra tutto quanto impostato; il vero banco di prova è “far accadere le cose”, passare dalle idee ai fatti.

Si tratta di innovare la PA da un punto di vista tecnologico, culturale e organizzativo. La prima sfida che abbiamo di fronte si chiama trasformazione digitale.

La digitalizzazione deve diventare il volano del processo di riforma, sia dal punto di vista dell’efficienza, che si traduce in risparmio di spesa, migliore allocazione delle risorse e procedimenti sostenibili, sia dal punto di vista dell’efficacia, per garantire un tangibile miglioramento dei servizi. Puntare sul rafforzamento del digitale non deve significare, però, indebolire l’approccio di vicinanza e presidio dei territori. Nessuno (cittadino, impresa o amministrazione) deve rimanere escluso, indietro o sentirsi abbandonato!

Per imprimere un vero cambiamento non basta semplicemente comunicare una informazione sui siti istituzionali o con un semplice ‘click’ su un profilo social, ma è fondamentale raccontare, ascoltare e confrontarsi nel quotidiano con chi, come voi, ha le chiavi per far funzionare la macchina amministrativa e deve dare in tempi rapidi risposte concrete a cittadini e imprese.

Risposte che potranno essere rapide e concrete soltanto attraverso una reale semplificazione delle procedure. Semplificazione amministrativa: so bene che si tratta di un tema più volte sbandierato, di cui troppo spesso si abusa, e che ha visto fino ad ora concretizzarsi ben poche soluzioni. Ed è proprio per questo che credo che sia ormai giunto il tempo di far pesare maggiormente sulla bilancia il piatto dei fatti piuttosto che quello dei racconti.

È con questo spirito che parlo a questa Assemblea, conscio che procedure e adempimenti si sono stratificati in modo disordinato, trasformando la complessità in complicazione e determinando, così, ostacoli e rallentamenti in modo trasversale in tutti gli ambiti della vita di cittadini e imprese.

Bisogna intervenire sfatando il famoso mito di Sisifo - che molto spesso viene associato alla complessità della burocrazia - per ridurre da una parte l’incertezza normativa e la complessità degli iter procedurali, e, dall’altra, ripristinare il rapporto di fiducia tra amministrazione pubblica e cittadini.

Far evolvere la Pubblica amministrazione, nelle sue diverse articolazioni istituzionali, in un’organizzazione vicina a cittadini, famiglie e imprese e che adotta le sue decisioni in modo chiaro, veloce, trasparente. Questa è la vera sfida che siamo chiamati tutti insieme a realizzare!

Gli interventi che adotteremo andranno nella direzione di ridurre drasticamente o cercare di eliminare del tutto le complicazioni amministrative, che continuano a rappresentare un costo insostenibile. Si tratta di un lavoro che per funzionare davvero va definito con tutti gli stakeholders: Regioni ed enti locali primi tra tutti. Un lavoro finalizzato a prevedere delle azioni rapide che possano rendere effettiva l’applicazione della normativa, spesso purtroppo considerata in senso astratto dallo stesso legislatore, per fornire una risposta concreta in termini di attuazione.

Proseguiremo inoltre il cammino avviato con l’introduzione del Piao (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) per ridurre e semplificare gli adempimenti richiesti alle amministrazioni, affinando lo strumento attraverso il confronto con tutte le amministrazioni e, in particolare, con quelle locali.

Per affrontare questi temi ritengo necessario partire da quella innovazione culturale di cui parlavo poco fa. Le linee guida del mio mandato, a tal proposito, poggeranno le basi su tre ‘valori’ portanti: competenza, responsabilità e merito.

Sulla competenza voglio fissare la vostra attenzione su due asset che ritengo strategici: il reclutamento del personale e la formazione. Abbiamo bisogno di far maturare le condizioni (contrattuali, di sviluppo della carriera, di qualità del contesto lavorativo, di orgoglio di appartenenza) per una Pubblica amministrazione attrattiva, in grado di coinvolgere le energie migliori del Paese. L’altro elemento cruciale sul quale bisogna investire, in maniera mirata, per accrescere le professionalità di chi già lavora nella Pubblica amministrazione è la formazione. Fare formazione non significa soltanto dotare i nostri dipendenti delle conoscenze e degli strumenti informatici adeguati, ma vuol dire, innanzitutto, garantire un processo di aggiornamento continuo, capace di affrontare la sfida dell’innovazione. La ‘quantità’ non può prescindere dalla ‘qualità’ del capitale umano. C’è molto da insistere sulla specializzazione e sull’offerta di competenze anche per invertire quel rapporto, che purtroppo continua a crescere, tra disoccupati e il numero di posti vacanti sul mercato del lavoro. Un trend che non possiamo sottovalutare se vogliamo davvero creare una macchina amministrativa capace di guidare il Paese verso la crescita e lo sviluppo. Per farlo dobbiamo partire dalla costruzione e promozione di veri e propri ‘ecosistemi territoriali’ in cui scuole, università, aziende e centri di innovazione possano promuovere percorsi didattici orientati alle reali esigenze del nostro sistema economico territoriale.

La sfida più grande che abbiamo, dal punto di vista della formazione, è quello di rendere attrattiva la pubblica amministrazione soprattutto per i nostri giovani, garantendo una prospettiva di crescita e di valorizzazione. Per questo serve un investimento importante anche sulla fase di orientamento già a partire dalle scuole secondarie di primo e secondo grado per introdurre anche la Pubblica amministrazione nel ventaglio di scelte a disposizione delle nuove generazioni. Ciò che serve è individuare e migliorare i profili formativi delle competenze delle persone che entreranno a far parte della macchina amministrativa. Un primo passo è stato compiuto attraverso il Portale unico del reclutamento inPA. Una soluzione digitale altamente innovativa nell’ambito dell’accesso al lavoro pubblico volta a selezionare personale, munito delle necessarie professionalità, in tempi rapidissimi.

Una soluzione che nella sua realizzazione ha visto sin da subito una importante partecipazione spontanea proprio da parte degli enti locali, che saranno accompagnati nel loro percorso da un tavolo di confronto che ho costituito presso il Dipartimento della funzione pubblica e che garantirà loro di dare attuazione alla riforma della Pubblica amministrazione mantenendo inalterato il proprio livello di autonomia e di indipendenza.

Ho parlato di responsabilità perché questo è più che mai il tempo della responsabilità. Chi meglio di voi sa a cosa mi riferisco con questo termine. Chi meglio di voi sa cosa voglia dire assumere delle decisioni, far accadere le cose, agire in tempi rapidi, a volte anche con azioni impopolari, sapendo però che quella è l’unica soluzione per promuovere la crescita, per conseguire i risultati, disarcionare la burocrazia difensiva per il bene pubblico. Capacità che non devono però gravare sul già impegnativo ruolo di Sindaci, amministratori locali e dirigenti pubblici: il rigoroso rispetto della legge spesso non basta per far fronte a situazioni di emergenza, come insegnano il caso del Sindaco di Rivarolo Canavese, o quello meno recente della Sindaca di Crema, indagata per un bambino che si è pizzicato la mano in una porta dell’asilo. Come ha giustamente ricordato il Presidente Mattarella nell’intervento di ieri “la funzione dei Sindaci va tutelata”. Per questo motivo mi impegnerò ad un’interlocuzione con tutti i soggetti competenti, per far sì che la funzione dei Sindaci e degli amministratori sia correttamente tutelata.

Tornando alla competenza la chiave di volta può essere costituita proprio dalle capacità del dirigente - il ‘manager’ pubblico - di innescare processi di modernizzazione della macchina dello Stato, di crescita e di riqualificazione professionale. Il dirigente, infatti, a mio modo di vedere, non presidia solo una determinata attività tecnica, ma è anche un gestore di risorse e in quanto tale è responsabile della crescita del capitale umano, nell’ottica di rendere sempre più virtuosa l’organizzazione a cui appartiene.

Mi impegnerò personalmente per dotare i nostri dirigenti di tutti gli strumenti necessari per agire il loro ruolo, per essere cioè i veri protagonisti del funzionamento della macchina amministrativa e al tempo stesso in grado di far crescere, sviluppare il valore delle risorse umane a loro assegnate.

Una PA che funziona, come ogni organizzazione, richiede un livello di motivazione adeguato per le persone che la compongono. Motivazione, orgoglio di appartenenza, spirito di squadra, sono tutti valori che dobbiamo coltivare se vogliamo essere riconosciuti come un’opportunità dai nostri utenti, cittadini e imprese.

Ho tenuto da ultimo il tema del merito, che osservo essere in questi giorni al centro del dibattito pubblico, con tesi spesso molto differenziate tra loro.

Io penso che il merito sia un valore che, a prescindere dalla nostra volontà, appartiene alla vita di tutti noi. E penso anche, che una corretta declinazione del merito sia un elemento essenziale per la crescita dell’individuo e delle organizzazioni.

Valutare il merito significa misurare la nostra capacità di esprimere le nostre virtù, i nostri talenti, il nostro saper fare. Ci consente di individuare i punti di forza e, al tempo stesso, le aree di miglioramento.

Non c’è perciò, una finalità intesa ad esprimere un giudizio valoriale sulla persona, ma piuttosto si persegue l’obiettivo di aiutare la persona ad individuare correttamente le proprie potenzialità e le aree di miglioramento.

Valutare il merito, in fin dei conti, significa prendersi cura delle persone, occuparsi del loro benessere organizzativo, misurare il livello di soddisfazione rispetto al proprio impegno. È un’attenzione che noi dobbiamo alle nostre persone che non sono mai soltanto degli esecutori e la cui motivazione è essenziale per la crescita dell’individuo e dell’organizzazione.

Non ho la presunzione di avere tutte le soluzioni in tasca ma voglio rassicurarvi sul fatto che stiamo affrontando situazioni lasciate irrisolte da troppo tempo.    

Siamo dunque intervenuti nel primo ‘veicolo’ legislativo utile, ovvero la legge di bilancio, per garantire ai Comuni e a voi sindaci gli strumenti necessari per fare fronte alle principali difficoltà.

Una attenzione particolare è dedicata al personale dei Comuni impegnato nelle operazioni di ricostruzione del sisma del 2016. Con una specifica norma abbiamo assicurato a tutto il personale tecnico degli enti del ‘cratere’ una prospettiva certa nella amministrazione di riferimento per aiutare le comunità locali ad uscire dall’emergenza. Si tratta, in concreto, dell’ampliamento di una prima stabilizzazione - che aveva riguardato 499 dipendenti, a cui ora se ne aggiungono altri 350 circa - indispensabile per garantire alle amministrazioni comunali e ai cittadini una certezza nella capacità di assolvere alle complesse procedure riguardanti la ricostruzione pubblica e privata i tempi rapidi.

Un intervento che rappresenta un segnale di vicinanza a quei territori che, ancora oggi, stanno riscoprendo la loro identità e ai quali non deve mai mancare il nostro sostegno.

In quest’ottica di vicinanza e di sinergia con gli enti più prossimi ai cittadini, nei primi incontri con i rappresentanti dei territori ho ravvisato una problematica condivisa: quella della carenza dei segretari comunali.

I dati mostrano una fotografia chiara. Solo per citarne alcuni, solo 2.168 amministrazioni su un totale di 7.904 risultano coperte da un segretario titolare. Le maggiori criticità, in termini di carenza di organico, si rilevano nelle sedi comunali di fascia C, ovvero fino a 3mila abitanti: su 2422 sedi di segreteria ne risultano coperte con un titolare soltanto 207. Stiamo parlando di una scopertura pari al 91,4% sul totale!

I numeri che vi ho appena illustrato ci consegnano un messaggio chiaro: soprattutto per i piccoli Comuni è difficile sostenere la spesa relativa ad una figura altamente professionale come quella del segretario comunale.

Un problema che si è trascinato per troppo tempo e sul quale ho avviato un confronto con il ministro Piantedosi, al fine di giungere ad un intervento immediato, concreto, tangibile.

Stiamo lavorando - già a partire dalla legge di bilancio - a soluzioni che, almeno temporaneamente, per la durata del Pnrr, possano sollevare le amministrazioni comunali più piccole dalla spesa relativa al trattamento economico dei segretari comunali. In questo modo verrebbe garantita la piena funzionalità e la capacità amministrativa a quei comuni intenzionati a fare di più ma che da soli non ce la fanno.

Parlando di territori, non possiamo prescindere dalla linfa vitale delle amministrazioni: i dipendenti. A tal proposito, un tema sul quale mi sto battendo è quello relativo al rinnovo dei contratti collettivi nazionali. Nel mese di novembre c’è stata la firma definitiva di ben tre accordi: sanità, scuola ed enti locali. Stiamo parlando di circa 2,2 milioni di dipendenti pubblici, cioè l’85% del personale pubblico che, ad oggi, risulta coperto dalla contrattazione nazionale. E si tratta di contratti molto attesi non solo perché riconoscono importanti benefici retributivi - tanto più in un momento in cui il potere d’acquisto dei salari è inciso da un elevato tasso d’inflazione - ma perché innovano le regole sulla classificazione professionale e liberalizzano i percorsi di carriere, economici e giuridici coniugando merito, formazione ed esperienza professionale.  A questo proposito sarà mia premura avviare un tavolo di confronto che ci consenta di valutare, insieme a tutti gli interlocutori istituzionali coinvolti, penso alla Conferenza delle Regioni, Upi e Anci, al Ministero dell’Interno e a quello dell’Economia e delle finanze, le prospettive di modifica della disciplina del turnover del personale degli enti locali per una migliore quantificazione della spesa e per il rafforzamento della loro capacità amministrativa e progettuale.

Da ultimo, e mi avvio alla conclusione. Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stata avviata una proficua e costante collaborazione tra Governo e istituzioni locali che ritengo vada ulteriormente rinforzata. Vorrei precisare che entro quest’anno gli enti locali dovranno aggiudicare appalti per 40 miliardi di euro in settori chiave per lo sviluppo del Paese. Anche tutti i progetti Pnrr di cui è titolare il Dipartimento della funzione pubblica, finalizzati alla semplificazione, agli investimenti sul capitale umano e alla crescita della capacità amministrativa vedono come protagonisti gli enti locali e i territori.

Una prova delicata e difficile su cui si gioca nei prossimi mesi il raggiungimento dei target e delle milestones del Pnrr. Una opportunità unica che richiede da parte vostra, presidi primari del territorio, di voi sindaci e di tutte le amministrazioni pubbliche, uno sforzo imponente. Un cambiamento epocale che sapremo innescare nei territori e nel quotidiano solo attraverso una piena sinergia tra tutti gli attori coinvolti: Comuni, Regioni, Città metropolitane, Province e amministrazioni centrali.

Lavorando insieme, facendo squadra, possiamo farcela!"

  • L'intervento del ministro