La Stampa - Niccolò Carratelli

Spid, l’intervista al ministro Zangrillo

22 dicembre 2022

Per Paolo Zangrillo lo Spid è un «patrimonio da salvaguardare». Secondo il ministro per la Pubblica amministrazione, «gli italiani lo hanno eletto come un importante sistema di identità digitale e non si può smontare con superficialità». Il governo, quindi, deve puntare a «migliorare i servizi», facendo «tesoro dell'esperienza acquisita da milioni di utenti e delle potenzialità dei sistemi Spid e Cie». Zangrillo rinnova poi l'impegno a trovare le risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, «speriamo già nei prossimi mesi». E stoppa le polemiche sul mancato rinnovo dello smart working per i genitori con figli minori di 14 anni, perché «l'emergenza pandemica è rientrata ed è possibile ricorrere agli accordi ordinari».

In questi giorni si è molto parlato dell'ipotesi di superare lo Spid: in che direzione si muove il governo?

«Si lavorerà a un processo di evoluzione per migliorare, adeguare e armonizzare i sistemi di identità pubblica. Ricordando che lo Spid è il sistema più diffuso, utilizzato da 33 milioni di cittadini, perché consente di accedere in modo facile a una molteplicità di servizi online, senza la necessità di ulteriori apparecchiature, tipo smartcard, e nella maggior parte dei casi senza alcun costo ai attivazione».

Ecco, c'è l'impegno per evitare, in ogni caso, costi aggiuntivi per i cittadini?

«Poter fruire di servizi digitali all'avanguardia è un diritto e lavoriamo in questo senso. Non possiamo chiedere ai cittadini di costruire nuovi rapporti con la pubblica amministrazione e poi tornare indietro, dobbiamo accompagnarli in un processo di rinnovamento, se ce n'è bisogno, ma facendo i conti con gli obiettivi raggiunti e quelli da raggiungere».

Sta dicendo che lo Spid non va "spento"?

«Dico che dobbiamo salvaguardare questo patrimonio e, allo stesso tempo, delineare un modello italiano, sulla scia dell'identità "europea", che sappia coniugare in modo efficace sicurezza e affidabilità dei dati con facilità di utilizzo e accessibilità universale. Sono sfide alla nostra portata».

Magari si può rendere il sistema più semplice da usare, in particolare per gli anziani?

«Lavoreremo in questa direzione, implementando i servizi digitali, estendendo le garanzie e le opportunità per semplificare la vita dei cittadini e il loro rapporto con la pubblica amministrazione».

E nella maggioranza di governo questa impostazione è condivisa?

«Sono convinto che questo sia un obiettivo condiviso, non solo all'interno del governo, ma nel più ampio perimetro di riferimento di servizi di cittadinanza che è l'intera Europa. Superare l'attuale assetto non è un tabù, anzi, è nostro dovere tendere a un miglioramento del sistema, ma facendo tesoro dell'esperienza acquisita da milioni di utenti e delle potenzialità dei sistemi Spid e Cie, entrambi molto diffusi ed entrambi altamente sicuri».

Sono strumenti con caratteristiche diverse, perché non mantenerli entrambi in funzione?

«Il tema non è ridurre, ma ampliare i servizi digitali a disposizione dei cittadini. Tra le novità previste dal nuovo regolamento europeo, si parla di "wallet": una sorta di portafoglio in cui far confluire tutte le informazioni, dal certificato di nascita agli estremi del passaporto e della firma digitale. Uno strumento per accedere a una moltitudine di servizi, più sicuro e che consente al titolare di scegliere quali informazioni condividere e con chi. Per poter raggiungere un obiettivo così ambizioso, dovremo necessariamente fare degli interventi».

A proposito di digitale, perché la possibilità di smart working è stata prorogata solo per i lavoratori fragili?

«Io lo considero un segnale positivo: l'emergenza pandemica è finita e stiamo tornando alla normalità, con le scuole tutte regolarmente aperte. Non dimentichiamo, comunque, che per i genitori degli under 14 è prevista una corsia preferenziale nella disciplina dello smartworking. È uno strumento efficace, nel pubblico e nel privato, a condizione di organizzare il lavoro agile in modo da garantire la produttività».

In manovra mancano le risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici nel triennio 2022-24. C'è l'impegno a trovare i soldi?

«Il rinnovo dei contratti è un tema a cui mi sono dedicato appena diventato ministro. Nelle scorse settimane abbiamo chiuso tre accordi attesi da tempo: sanità, scuola ed enti locali, destinando 5 miliardi di euro all'85% del personale pubblico. Ora guardiamo alla nuova stagione contrattuale, per la quale auspico prosegua con le parti sociali un dialogo costruttivo, che tenga conto del particolare momento in cui viviamo. Ai primi segnali di ripresa dell'economia, speriamo già nei prossimi mesi, l'impegno è quello di cercare le risorse finanziarie, nell'ambito degli equilibri di bilancio».

L'iter della manovra in Parlamento è stato fin qui caotico e faticoso. Al primo banco di prova sono già saltati i nervi?

«Non direi proprio. È stato fatto un lavoro particolarmente complesso, a causa del periodo di emergenza che stiamo vivendo, e in tempi brevissimi. In questo quadro, mi sembra normale che ci sia un confronto tra le forze di maggioranza, rientra nella dialettica politica di una coalizione coesa, che sta lavorando nell'interesse degli italiani».