Il Secolo XIX - Mario De Fazio

Il ministro Zangrillo: servizi pubblici migliori con il sì all'Autonomia

17 marzo 2023

«Con l'autonomia differenziata il governo non vuole accrescere il divario tra Nord e Sud, ma valorizzare i territori e migliorare i servizi». Il ministro della Pubblica amministrazione, il genovese Paolo Zangrillo, stamattina sarà al cimitero di Staglieno per rappresentare il governo nelle celebrazioni dell'Unità d'Italia. Uscito dal Consiglio dei ministri, parla delle Province («Devono tornare protagoniste, e i loro rappresentanti dovrebbero essere eletti direttamente dai cittadini») difende il ruolo dello Spid («strumento essenziale») e sul possibile blocco di Tik Tok per i dipendenti pubblici assicura: «L'attenzione è alta, seguiremo le indicazioni delle autorità».

Ministro, oggi sarà a Genova nel giorno dedicato all'Unità d'Italia: cosa rappresenta per lei tornare in città in quest'occasione?

«Sono molto legato alla mia Genova, dove sono nato e ho numerosi affetti. Tornare è sempre una grande emozione, ma lo è ancora di più farlo per ricordare le donne e gli uomini che in nome della bandiera italiana hanno sacrificato la loro vita per affermare valori come la libertà e la democrazia. Nel diventare ministro della Repubblica non avrei mai immaginato di rappresentare il governo nella mia città, sulla tomba di Mazzini, in una occasione, la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera, tanto importante».

L'autonomia differenziata può essere un'occasione di sviluppo per i territori o il rischio è che si vada a incrinare l'unità del Paese?

«Sul tema dell'autonomia differenziata, che ricordo essere prevista dalla Costituzione, il confronto politico assume talvolta connotati ideologici più che concentrarsi sul merito. L'intenzione del governo non è quella di accrescere il divario tra Nord e Sud, come sostiene una certa opposizione ricorrendo a una falsa narrazione, ma di cogliere questa opportunità per valorizzare i territori. La proposta a cui stiamo lavorando contiene infatti una serie di meccanismi, dai riferimenti alla spesa storica ai fondi di perequazione, a tutela dell'omogeneità tra territori. È nostra intenzione migliorare i servizi ai cittadini, a prescindere dall'area geografica in cui vivono, e cogliere le peculiarità e le specificità di ogni territorio per valorizzarne le potenzialità, da una parte, e intervenire in maniera mirata sulle criticità, dall'altra».

A proposito di rappresentatività dei territori: le Province possono tornare a essere enti con elezione diretta e con più competenze rispetto a quelle depotenziate dalla riforma Delrio del 2014?

«La politica deve essere l'arte del saper fare e, soprattutto, del fornire soluzioni a cittadini e imprese. Mi pare che le Province, depotenziate dalla riforma Delrio, non lo stiano più facendo. Il mio auspicio è che questi enti possano tornare protagonisti nella gestione dei territori, come bene hanno fatto per decenni. Al tempo stesso credo che i loro rappresentanti debbano essere eletti direttamente dai cittadini, un principio di democrazia a tutela della buona amministrazione della cosa pubblica».

Nella pubblica amministrazione uno dei temi è il turn over del personale: quante assunzioni sono previste nel 2023?

«Il blocco del turn over conseguente alla crisi finanziaria del 2008 ha causato una vera e propria desertificazione della pubblica amministrazione. In dieci anni abbiamo perso quasi 300 mila persone e l'età media dei dipendenti è passata dai 44 anni del 2010 ai quasi 50 del 2019. L'assenza di investimenti nel capitale umano ha causato problemi quantitativi e qualitativi. Il 2023 seguirà gli sforzi che abbiamo già prodotto nel 2022, un biennio nel quale è previsto l'ingresso di circa 350 mila persone. Non sono parole, ma fatti: lo scorso anno sono già entrate 170mila persone e altrettante ne entreranno quest'anno. Oltre al turn over, che prevede una significativa iniezione di forze fresche, nel biennio entreranno altre 34 mila persone per potenziare la capacità amministrativa degli enti locali».

Nelle scorse settimane si è molto dibattuto sui timori legati all'uso di Tik Tok per i dipendenti pubblici: pensate di vietarne l'utilizzo?

«Non si tratta di una decisione che mi compete ma, essendo alla guida di un dicastero che gestisce 3,2 milioni di persone, osservo con attenzione quello che sta accadendo nel mondo attorno a questo social. Sono ormai diverse le istituzioni internazionali che hanno deciso di vietarne l'utilizzo ai dipendenti pubblici per motivi di sicurezza informatica. Nessuno vuole limitare la libertà delle persone, non è questo il tema. È una questione che riguarda la protezione dei dati dei cittadini e la stessa sicurezza nazionale, per cui il livello di attenzione deve per forza essere alto. Seguiremo le indicazioni delle autorità competenti in materia e adotteremo le misure che verranno ritenute necessarie».

Ad aprile scadono le convenzioni con i gestori dello Spid, lo strumento di identità digitale che in Italia è adoperato da 34 milioni di cittadini: come procederà il Governo?

«Spid e Cie consentono un dialogo rapido e trasparente con la pubblica amministrazione. L'intenzione è quella di andare oltre i nostri confini, con una identità digitale europea, ma anche su questo tema dobbiamo essere estremamente pragmatici. Bene dunque se ci sono soluzioni in grado di farci compiere un passo avanti, ma fino a quel momento Spid e Cie rimangono strumenti essenziali».

È noto che lei è tifosissimo del Genoa. I rossoblù lottano per tornare in A, mentre la Sampdoria è in una situazione complicata: cosa si augura a fine campionato?

«Spero che il Genoa riesca a soddisfare i tanti tifosi, me compreso, che sognano il suo ritorno nella massima serie. Non conosco nel dettaglio la situazione dell'altra squadra, quindi non mi permetto di esprimere giudizi».