Il Messaggero - Andre Bassi

Nella Pa conterà il merito ci stiamo giocando il nostro futuro

7 agosto 2021

Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, dopo il decreto semplificazioni anche il decreto sul reclutamento della Pa è legge. Erano due delle riforme "abilitanti" del Pnrr. Come incideranno nella vita di tutti i giorni e quanto tempo ci vorrà per vedere gli effetti concreti?

«Possiamo usare il presente, invece del futuro. Il Piano ha prodotto immediatamente i suoi effetti. Ha funzionato come una profezia autoavverantesi: la crescita del Paese si è materializzata anche grazie alla dimostrazione di credibilità che il Governo Draghi ha saputo fornire. E, come avevo previsto, l'aumento del Pil veleggia verso il 6% annuo, prima ancora che l'Italia abbia ricevuto un solo euro dall'Europa. Adesso che entreremo nel vivo dell'attuazione del Pnrr, con i 25 miliardi di euro di anticipo dei fondi europei da spendere, avremo più contezza dei cantieri che apriranno. Giovedì scorso la Conferenza Unificata ha già approvato il riparto di oltre 7,5 miliardi che concorreranno ai finanziamenti Pnrr per i nuovi treni moderni e tecnologici, i porti, la riqualificazione delle case popolari. Molte opere sono già in corso: l'Alta Velocità Napoli-Bari, la linea Brescia-Verona-Padova, il Terzo Valico dei Giovi. Ci sono le infrastrutture sociali, con il piano asili nidi. E c'è la giustizia: ieri è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando per selezionare i primi 8.171 funzionari addetti all'ufficio del processo, per assistere il giudice nello smaltimento dell'arretrato e nella velocizzazione dei procedimenti. Stiamo facendo presto, bene e insieme. L'importante è continuare così, senza commettere errori".

La legge sul reclutamento riscrive le regole del lavoro pubblico. L'idea è attrarre giovani e alte professionalità nella Pa. Per ora però, il meccanismo non ha funzionato. Contratti a tempo e retribuzioni non adeguate sono state un limite?

«Smettiamo di dire che non ha funzionato. Il Concorso Sud, se è quello a cui allude, era vincolato a un impianto disegnato dal governo precedente, che prevedeva l'assunzione a tempo determinato di "professionalità" esperte nella gestione dei fondi europei della coesione. Abbiamo provveduto a correggere il tiro proprio nel decreto reclutamento, aprendo alla partecipazione di giovani in possesso di adeguato titolo di studio. Nella nuova Pa c'è posto per tutti. Abbiamo disegnato un ventaglio di strumenti che consente alle amministrazioni grande flessibilità nell'offerta di posti di lavoro, dai contratti di apprendistato per i neolaureati alle assunzioni a tempo determinato per chi avrà voglia di fare un'esperienza al servizio della ricostruzione del Paese. Per i funzionari altamente qualificati abbiamo affidato alla contrattazione collettiva la creazione di una quarta area. E ricordo che alla fine del Piano, dopo il 2026, il 40% dei posti messi a concorso nella Pa sarà riservato a chi ha lavorato per il Pnrr».

La quarta area, quella delle alte professionalità, avrà retribuzioni adeguate?

«Sì, sono sicuro che avrà retribuzioni adeguate. Ci dovremo confrontare con il mercato».

Oltre alle assunzioni, c'è un tema anche di personale interno. Per anni, oltre agli aumenti di stipendio bloccati, anche le progressioni di carriera sono state limitate per la carenza di fondi. Verranno riavviate?

«Il decreto lo prevede espressamente. Fatta salva una quota del 50% delle posizioni disponibili riservata all'esterno, le progressioni degli interni per i funzionari avverranno attraverso una procedura comparativa basata sulla valutazione conseguita negli ultimi tre anni, sul possesso di titoli o competenze, sull'assenza di provvedimenti disciplinari, sul numero e sulla tipologia degli incarichi rivestiti. Sistemi simili, finalmente europei, sono previsti anche per i dirigenti».

L'annunciato portale per il reclutamento sarà davvero, come vi aspettate, una rivoluzione? A proposito, quando sarà operativo?

«Sarà operativo in via sperimentale per l'inserimento dei curricula dal giorno successivo alla pubblicazione della legge di conversione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale. E potrete valutare voi stessi la portata della rivoluzione. Dall'autunno, in un unico spazio digitale sarà possibile compilare e aggiornare il proprio curriculum, candidarsi ai bandi di concorso o agli avvisi per il conferimento degli incarichi legati al Pnrr, seguire online le procedure fino alla pubblicazione delle graduatorie. Grazie alla collaborazione già avviata con la Gazzetta Ufficiale, a regime saranno ospitati sul Portale anche i bandi dei concorsi pubblici ordinari. Abbiamo già siglato protocolli d'intesa con il milione e mezzo di professionisti aderenti a ProfessionItaliane, con i 120mila commercialisti, con i 50mila professionisti non ordinistici di Assoprofessioni. Con LinkedIn la partnership è attiva sin dall'inizio: con la sua potenza di fuoco ci aiuterà ad amplificare gli annunci di lavoro nella Pubblica amministrazione. Le rivelo il nome: il Portale si chiama InPa».

Una delle novità è che i dirigenti apicali della Pa potranno essere selezionati dai cacciatori di teste dal mondo privato. I "mandarini" accetteranno questa novità?

«In realtà abbiamo riattivato i concorsi per l'accesso alla dirigenza apicale. Una norma che avevo adottato nel 2009 ma che era stata poi disapplicata. I concorsi sono quindi la regola. In casi eccezionali, quando le professionalità richieste non si trovino nelle amministrazioni a seguito di interpelli, ci si potrà rivolgere all'esterno con procedure rigorose: cacciatori di teste che selezionino una rosa di nomi qualificati e commissioni indipendenti che individuino le persone adatte al ruolo da assumere con contratti triennali e non a tempo indeterminato. È una forma concorsuale moderna e utilizzata in tutte le organizzazioni internazionali. A volte colgo un paradosso nel dibattito pubblico. Siamo tutti pronti a lamentarci dell'inefficienza della Pa, della cattiva burocrazia. Ma quando si tratta di spezzare l'immobilismo, di favorire l'osmosi salutare con il settore privato e di valorizzare il merito si vedono levare i soliti scudi. Quelli del finto egualitarismo che in fondo vorrebbe continuare a trattare la Pa come un ammortizzatore sociale, se non come una macchina per guadagnare consensi, e quelli dei "mandarini", che lavorano nell'ombra per la conservazione del proprio potere autoreferenziale. Una visione miope, che fa male alle amministrazioni e ai cittadini».

Il tetto dei 240 mila euro di retribuzione non rischia di essere un limite alla ricerca di professionalità che nel mondo privato sono pagate molto meglio?

«Siamo consapevoli che la concorrenza del privato, in un momento di grande mobilitazione degli investimenti, sarà spietata. Ma dobbiamo tener conto dei limiti al momento stabiliti dalla legge. Rivedere il tetto non mi sembra una priorità».

Ministro Brunetta, il governo ha deciso che professori e personale scolastico da settembre dovranno tornare in presenza con il green pass. È una misura che potrà essere estesa anche agli altri dipendenti pubblici?

«La domanda che mi pongo io è un'altra: un Paese che marcia a un ritmo di crescita del 6% può permettersi oltre il 50% dei dipendenti pubblici in smart working? Le semplificazioni per l'accesso al superbonus con il nuovo modulo Cila, per le autorizzazioni ambientali, per gli appalti richiedono uffici che lavorino al massimo dei giri, servizi perfettamente operativi. Quest'anno, rispetto al precedente, abbiamo gli strumenti per difenderci dal virus - i vaccini - e quelli per metterci in sicurezza rispetto allo sviluppo - le riforme. Non possiamo permetterci passi falsi né sull'uno né sull'altro fronte. Stime recenti ci dicono che se tutta la Pa tornasse in presenza il Pil salirebbe di un ulteriore 2 per cento».

Dunque il green pass sarà esteso a tutti?

«La scuola in presenza è la priorità. Per il resto della Pubblica amministrazione il green pass è un problema relativo. Il personale sanitario, salvo rare eccezioni, è tutto vaccinato. Così la difesa e le forze dell’ordine. Resta la componente burocratico-amministrativa. Ma data l'età media superiore a 50 anni è probabile che la maggior parie dei dipendenti sia già dotata di green pass. Si tratta di fare l'ultimo miglio. Un percorso che andrà coordinato con il lavoro privato, nell'ambito di un grande patto. Le regole dovranno essere uguali per tutti. Nei prossimi mesi ci giochiamo il futuro».